
LA COMPETENZA DEL NETWORKING
Intervista a Marco Vigini

Fondatore di BNet2Connect (servizi e formazione sul networking) e ideatore delle Networking Gym . Autore di ‘Il Potere delle relazioni’ e ‘Networking e lavoro’. È Vice Presidente nazionale AIDP, ideatore e Direttore di BnetYoung, nata per creare un ponte tra scuola, giovani e mondo del lavoro grazie al capitale relazionale.
Come definirebbe il concetto di network?
Network è la rete di relazioni che ognuno di noi ha costruito nel tempo, in cui è inserito e di cui rappresenta uno snodo.
Tutti abbiamo un tesoro potenzialmente enorme, ma spesso dimenticato e/o sottovalutato, le nostre relazioni: legami forti, deboli, occasionali, dormienti di persone che non si sentono da tempo che, se governate con metodo e cura, all’interno di una cornice di valore, possono rappresentare un mix esplosivo.
Fare networking è una competenza o un talento naturale? È qualcosa che possiamo allenare?
È una competenza complessa, da apprendere e rendere fruttuosa, nel lavoro come nell’esperienza quotidiana, fondamentale per comunicare le nostre competenze, per fare conoscere il nostro brand e il nostro valore, per sprigionare intelligenza collaborativa e creare sinergie.
Va formata, strutturata, allenata con metodo e costanza.
Potremmo paragonare le abilità di networking a una disciplina sportiva che richiede allenamento e addestramento per raggiungere performance elevate.
Occorre anzitutto:
-capire cos’è,
-attivarla
-darsi metodo e continuità
-misurarne l’impatto e il valore creati nel nostro ecosistema
Perché è importante?
In un mondo in cui tutto è interconnesso, l’individuazione di opportunità professionali e personali, le capacità, il successo e anche il benessere di una persona si elevano in modo esponenziale grazie al supporto della sua rete di relazioni.
Con un click ci si può collegare con chiunque nel mondo e rimanere connessi tutta la vita. E se i biglietti da visita invecchiano, le relazioni, online e di persona, sono sempre attive e piene di evoluzioni.
Grazie al potere di connessione e scambio generato dalle persone e tra le persone, il network è un vero e proprio capitale personale, potenzialmente in grado di fornire risposte cruciali in ogni campo e per la nostra vita.
L’Io elevato alla potenza del Noi consente di portare avanti sfide altrimenti impensabili.
E oggi il mondo è davvero troppo complesso per pensare di affrontarlo da soli.
Il potere delle relazioni prende alimento dal networking.
Fare networking permette di costruire relazioni significative e di creare opportunità uniche per noi e per le persone intorno a noi. Le finalità possono essere diverse, ma una non esclude l’altra, semmai si rafforzano.
Qual è la vera essenza del networking?
Si fa networking:
- perché si ha piacere di farlo / con lo spirito di donare (come il GIVER di Adam Grant)
- in modalità opportunistica / pensando solo al beneficio immediato e perdendo di vista la cornice più ampia di valore di sfondo in cui questo si inserisce (il TAKER)
- con reciprocità di alimentazione (il MATCHER).
La vera essenza del networking si realizza quando generiamo valore per gli altri e con gli altri.
L’attenzione e la creazione di valore per noi stessi e per gli altri è una strategia che rimane a prova di futuro, se non è fatta in modalità predatorie e/o esclusivamente utilitaristiche.
Cosa l’ha spinta a intraprendere la Sua esplorazione del networking?
La mia missione è rendere il network accessibile a tutti e dimostrare che una persona timida e introversa (come ero io) può trasformare questa competenza complessa in un potente abilitatore di opportunità.
Se il networking è una competenza, quali sono le sue dimensioni fondamentali per generare valore?
- c’è una dimensione più intima, profonda, relazionale, energizzante, che riguarda la persona
- un’altra, più razionale, di metodologia, di KPI e misurazione
Devono sintetizzarsi e amarsi.
Il genio della lampada ha bisogno di entrambe le dimensioni per potersi liberare e creare valore.
Quali elementi sono necessari per attivarla?
Occorrono consapevolezza della struttura del proprio motore relazionale e dei circuiti di cui è composta, capacità di entrare in una dinamica positiva ed empaticamente sana con l’interlocutore, metodo nel definire il tipo di viaggio professionale o personale al quale applicare il network e le sue tappe, ovvero le persone che si vogliono frequentare e i luoghi giusti di prossimità, fisici e virtuali per farlo, rispetto ai propri obiettivi.
Perché non dobbiamo ricercare il solo beneficio immediato ed è, invece, importante adottare un approccio WIN WIN?
Perché quando approcciamo le persone solo a fini utilitaristici otteniamo un segnale contrario e opposto.
Le persone non amano essere sfruttate e credo che l’approccio win win, fatto di reciproca e genuina voglia di creare ponti sia la modalità meno rischiosa e di maggiore valore per tutti.
Mentre, se sei un taker, non potrai fare a meno di trasmetterlo.
Quali fattori vanno considerati per attivare con efficacia una relazione?
Anzitutto: la FIDUCIA che creo, il VALORE che porto, la REPUTAZIONE che mi circonda e il PROGETTO comune che desidero portare avanti.
Spesso il nostro brand ci precede ma noi dobbiamo sempre porci una domanda: come possiamo, insieme, creare reciprocamente maggior valore, per noi e le persone intorno a noi?
Come condurre un COLLOQUIO DI NETWORKING, quali sono le sue caratteristiche e ritualità?
Il colloquio di networking è un’arte e richiede competenze avanzate.
L’80% del successo è legato alle informazioni e alla PREPARAZIONE sul nostro interlocutore: maggiore è la preparazione, maggiori saranno le opportunità che potremo creare.
Nella gestione del colloquio occorre presidiare alcuni asset, anche comunicativi, insieme all’interesse e all’ingaggio che riusciamo a costruire nei dintorni del nostro progetto e su di noi.
Esistono delle regole per costruire “BENESSERE RELAZIONALE”?
La regola che mi do quando tengo ad una persona è molto semplice: non lasciare mai andare via una persona senza che si senta meglio di quando è arrivata.
Come possiamo MIGLIORARE il nostro approccio alla relazione?
Suggerisco la PRATICA, l’AUTOMISURAZIONE e il FEEDBACK.
È importante aprirsi agli altri con grandi CURIOSITA’ e ASCOLTO, *mordersi la lingua* più volte per ascoltare e capire di più chi si ha di fronte, ricercare un feedback, come l’aria.
Il mondo che ci circonda è pieno di persone di valore, che hanno storie preziose da raccontarci e in cui possiamo ritrovarci, arricchirci e costruire qualcosa di nuovo.
Ma serve abilitare la giusta chiave: sta a noi fare un passo avanti verso di loro e non restare spettatori passivi di fronte ad una relazione, se ci sono le giuste premesse e valori (anche per creare un mondo migliore).
Quali consigli offrirebbe a chi è naturalmente riservato per vincere la propria TIMIDEZZA?
Anche le persone più timide e introverse possono gestire in modo sereno, efficace e strategico le proprie relazioni, sino a raggiungere traguardi importanti.
Serve semplicemente DECIDERE di fare network, darsi un METODO, allenarsi, raccogliere FEEDBACK e migliorarsi ogni giorno: ce la giochiamo tutti sui singoli centimetri con cui avanziamo ogni giorno.
E se sentiamo di essere ancora incerti possiamo sempre circondarci di persone più brave di noi e imparare da loro.
Che valore hanno concetti quali la gentilezza, la gratitudine, sino alla spiritualità?
Associato alla parte più nobile di questa competenza è ringraziare e ricordarsi le persone che hanno contribuito alla propria crescita.
Siamo un po’ troppo spesso nella modalità rivendicativa (quello che non ho, quello che non mi danno, quello che non ho fatto). Serve cambiare visione e approccio ed entrare anche nella modalità RICONOSCENTE, non dando per scontati i tanti doni e attenzioni che riceviamo, a volte senza nemmeno rendersene conto.
Potrebbe chiarirci il ruolo dei “LUOGHI”, fisici o online, in cui fare networking e come vanno selezionati?
I luoghi in cui fare networking devono discendere dai propri obiettivi, professionali e/o personali.
Se, ad esempio, voglio cambiare lavoro e settore, devo identificare i luoghi, diversi da quello attuale, dove iniziare ad acquisire informazioni in relazione alle competenze utili rispetto al luogo che ho definito di volere frequentare come nuovo scenario professionale.
Se invece l’obiettivo è puramente di arricchirsi e ispirarsi, allora la mappatura di luoghi e interlocutori ai quali arrivare saranno diversi.
Questo tracciato può consentire di iniziare a fare network alle persone che non sanno da dove partire.
Come definirebbe una COMMUNITY?
In una community, organizzativa o personale, si sintetizzano una serie di elementi per i quali il singolo si riconosce in un processo e dimensioni più ampie, quali valori e/o interessi e/o passioni comuni.
In una comunità coesa e forte l’io deve fa spazio ad un noi più forte e potente che deve rinnovarsi ad ogni atto di comunità.
Una volta costruita una rete di contatti, cosa è necessario per mantenerla ATTIVA e significativa nel tempo?
Il network va tenuto caldo e serve anzitutto essere nella condizione mentale di farlo sempre, evitando di ritrovarsi a riattivarlo solo nel momento del bisogno.
Deve diventare un’abitudine, un mindset, un allenamento, una pratica, nei giusti ambienti sia fisici che virtuali (perché i luoghi contano) e con le giuste persone.
Serve anche capire come mantenere sempre accesa la fiamma, che altrimenti si spegne facilmente facendoci entrare nella curva dell’oblio.
La relazione è energivora, ha bisogno di cure e di tempo, e ne abbiamo sempre meno, per cui bisogna fare i conti con i propri tempi e le proprie priorità, e cercare di aggregare persone che in qualche modo possono trarne giovamento. Qui tornano un pò l’approccio win win e il concetto di comunità.
Quali ERRORI commettiamo più di frequente nel cercare di costruire e di mantenere attiva la nostra rete di contatti?
L’errore che vedo diffuso è voler ottenere RISULTATI IMMEDIATI e dimenticarsi di alimentare il proprio network perché si sta bene o non se ne ha un bisogno immediato.
La società è fluida e le situazioni oggi evolvono molto velocemente.
L’errore più grande è iniziare a coltivare il network nel MOMENTO DEL BISOGNO, e qui spesso è troppo tardi.
Il concetto di NETWORK ECONOMY esiste già da alcuni decenni: Lei ritiene che oggi le aziende sviluppino adeguatamente questo asset strategico?
Le aziende hanno scoperto che una percentuale crescente di innovazione e di vantaggi provengono dall’esterno della propria organizzazione, laddove gli stakeholder, fino a poco tempo fa trascurati e lasciati fuori dai radar aziendali, diventano anche risorsa di interconnessione e opportunità.
Lo STAKEHOLDER ENGAGEMENT – differenziato per gruppi, strutturato e fiduciario – diventa così risorsa strategica e faro per migliorare i processi che portano ad eccellenze operative e a sviluppi del business imprescindibili per rimanere competitivi sul mercato.
Come aziende abbiamo il dovere di creare visioni più innovative e audaci del futuro rispetto al nostro network: la coazione a competere è ormai insostenibile e la parola insieme imprescindibile come nuovo orizzonte di senso e forma di civiltà alternativa, in cui costruire anche nuovi percorsi professionali e modelli di business.
In definitiva, il dono che crea valore, come spirito e forma della relazione tra le persone, può e deve diventare una nuova logica ispiratrice dello stile dell’esistenza, anche per il business, e risvegliare la forma suprema di memoria che si chiama gratitudine.
Tornando ai luoghi: dal Suo osservatorio, quali sono, in generale, i vantaggi di Linkedin rispetto al networking?
Linkedin può avere una grande potenza per conoscere e farsi conoscere, infatti:
- consente di tenere una straordinaria TRACCIATURA di INFORMAZIONI e RELAZIONIche altrimenti sarebbe insostenibile (abbiamo poca quantità energetica informativa) e, se il profilo è chiaro, fornisce una rappresentazione di chi si ha di fronte, ovvero un vantaggio competitivo e risparmio di tempo
- è una PIAZZA RILEVANTE per un professionista, perché si può vedere di cosa parla, i libri che ha scelto, i post che condivide, i contenuti che aggiunge, le persone che lo seguono, i valori che trasmette e tanto altro ancora
- ha RIDOTTO le BARRIERE: se so che in una data piazza si parla di un tema che mi interessa, ci vado ed ho una ragionevole possibilità di ritrovarvi persone con i miei stessi interessi, e magari anche valori
Il network è spesso associato proprio alla “piazza conversazionale” di Linkedin e gli interrogativi costanti sono:
-
come rendere la nostra presenza distintiva e competitiva?
-
come governare le relazioni online in modo efficace?
-
conta più la quantità o la qualità?
Il network online può essere facile da attivare, più difficile è mantenerlo.
Ritorna la necessità di cura, tempo e continuità.
Un post in cui faccio sapere che ho fatto delle cose va bene, ma non può essere l’unica cosa.
Serve ricorrere alle teorie dei sistemi di relazione che ne sono alla base, per comprendere la potenza di un social professionale come LinkedIn.
Tanto più grande e fitta è la nostra rete di contatti, tanto maggiori sono le opportunità di crescita personale e professionale, ma è anche inutile avere 20.000 follower su LinkedIn se non si sa coltivare una relazione sana, genuina e di valore e si trasmette un’immagine di sé poco coerente e genuina.
Si può governare la propria presenza sui social, e non subirla, attraverso persone di qualità che sono sui social, proprio come nella vita reale.
Linkedin va guidato, senza farsi spaventare dal rumore chiassoso e andando sulle persone che interessano di più.
È come dire “vado in mille posti o vado dove so di trovare qualcuno che mi piace e dove posso trovare valore?”.
Ci sono PRATICHE che aiutano a costruire relazioni autentiche in un contesto digitale?
Puntare alla qualità dei contatti, non solo alla quantità; condividere esperienze significative e informazioni utili; valorizzare il contributo degli altri, condividere post di valore e taggare gli autori, ringraziandoli sempre.
Quali sono gli ERRORI più comuni in chi fa networking su Linkedin?
– Considerare Linkedin semplicemente come modalità autopromozionale e autocelebrativa rischia di creare nel tempo il vuoto intorno a noi, anche perché dopo un po’ le persone si stufano.
– Andare in balia della quantità massiva di informazioni che arrivano, rischiando di essere sballottati senza trovare valore.
Oltre che sulle piattaforme social professionali, DOV’E’ OPPORTUNO FARE NETWORKING?
La partecipazione a eventi, conferenze e workshop specifici è un modo efficace di coltivare questa competenza e mantenere attive e reciproche relazioni che, altrimenti, cadrebbero nell’oblio.
Eventi di networking fisici e la partecipazione a community specifiche, di interesse personale e/o professionale diventano un asset fondamentale, come anche il caffè (o aperitivo o pranzo), che va però opportunamente preparato, per entrare in una dimensione diversa con l’interlocutore.
Il singolo “caffè” con una persona può cambiare la traiettoria, quando è stato voluto, curato, pensato e progettato con la massima cura e attenzione.
Come è nato il Suo secondo libro “Il potere delle relazioni”?
È nato dalla voglia di insegnare la competenza del networking anche ai giovani.
Credo che creare una propria tribù, una rete di supporto cui affidarsi e di cui fidarsi sarà nei prossimi anni il punto d’arrivo di ogni professionista e manager, ma anche di un giovane che si affaccia al mondo del lavoro. Nei colloqui di lavoro verrà sempre più chiesto anche di quale rete disponiamo, su cui possiamo fare affidamento.
Stiamo passando da “che ruolo hai” a “di che rete disponi”.
Nel libro Lei parla di networking come competenza di vita, da abilitare per il successo e il benessere, da giovani a quando si è meno giovani.
In che modo una RETE DI RELAZIONI “SANA” influisce sul benessere personale e con quale predisposizione mentale possiamo crearla?
Anche se raramente ci soffermiamo a pensarci, le modalità con cui ciascuno costruisce, modella, mantiene e valorizza le proprie connessioni personali è un elemento centrale della nostra esistenza e oltre al successo personale e lavorativo, può determinare anche il nostro benessere.
Le relazioni umane sono come fili di un tessuto: tessere legami saldi e duraturi consente di creare una trama fitta e resistente, in grado di sorreggere qualsiasi peso, resistere alle avversità della vita e anche creare un impatto significativo.
La predisposizione mentale adatta a creare un network “sano” è quella di “FARE LA DIFFERENZA” nella vita propria e degli altri”.
Lei ritiene che la scuola dovrebbe avere un ruolo rispetto al networking?
Bisognerebbe insegnare la pratica del networking fin dalla scuola perché la consapevolezza delle connessioni è vitale per la competitività sul mercato del lavoro e per il benessere delle persone.
Uno studente non presente su Linkedin perde l’opportunità di capire come sta evolvendo e cosa sta accadendo nel mondo professionale grazie ai post e alle testimonianze di migliaia di professionisti iscritti, che potrebbe seguire o con cui venire in contatto.
E occorre cominciare da giovani a coltivare il nostro “giardino” di rapporti diretti e indiretti, e continuare a farlo per tutta la vita, sia nella dimensione fisica che in quella digitale.
Oggi si parla molto di benessere e di longevità. Lei ritiene che con il progressivo invecchiamento della popolazione, le “società evolute” – magari anche i sistemi sanitari – presteranno maggiore attenzione all’importanza per le persone anziane di mantenere adeguate relazioni sociali?
Le comunità di anziani più longeve al mondo dimostrano (Giappone e Sardegna) che insieme ad uno stile di vita “sano”, caratterizzato da un’attenta alimentazione e attività fisica, è un sistema di rete fiduciario che accompagna le persone nell’ultima parte della loro vita facendole sentire meno sole e con una comunità pronta ad aiutarle in caso di necessità.
Quali sono i Suoi suggerimenti finali perché dal networking si riesca a liberare il genio della lampada?
Sviluppare il networking richiede, anzitutto, consapevolezza di sé e delle relazioni, strategia e tantissima pratica e addestramento.
È importante imparare a comunicare efficacemente, ascoltare attivamente e dimostrare sincerità e interesse verso gli altri, creando ponti di valore reciproco.
Se unito a una genuina passione per le persone, il networking produce un mix davvero esplosivo.
Serve identificare e frequentare ambienti e circuiti adatti e diversi dal proprio habitat professionale abituale e servono l’abitudine e il mindset adatto a mantenere accesa la fiamma creando ponti e connessioni continue con la nostra rete.
Tra le diverse attività consiglio:
- definire una strategia di network e strumenti diversificati in funzione dei nostri obiettivi
- adesione a una o più community, fisiche o virtuali, favorendo connessioni e scambi
- presenza su LinkedIn distintiva e competitiva
- associazionismo
- frequentare una volta al mese una persona migliore di noi
- a pranzo sempre con persone nuove e/o che frequentano circuiti diversi dai nostri
- curare il proprio brand
- cercare feedback per migliorarsi e capire l’impatto che abbiamo sugli altri
- presidiare il processo quando si creano connessioni tra persone della nostra rete.
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